Spettacolo teatrale 2024 - "Emily la defunta felice"

Venerdì 24 maggio alle ore 21 al Teatro Manini di Narni l'Istituto Gandhi festeggerà il decennale del laboratorio teatrale musicale dell'istituto Gandhi Narni diretto da Massimo Manini e Paolo Bernardi, con lo spettacolo “Emily la defunta felice”. 

Il film d'animazione che ha ispirato questo spettacolo, "La sposa cadavere" di Tim Burton, è tratto da un racconto intitolato “Il dito”, scritto dal rabbino Isaac Ben Solomon Luria di Safed, un letterato mistico vissuto nel XVI secolo che narra la storia di una donna uccisa nel giorno del suo matrimonio per essere sepolta ancora vestita col suo abito da sposa. 

Eppure, nonostante la crudezza noir di questa vicenda, non è di femminicidio che la nostra rivisitazione vuole parlare: bensì di felicità.

Non è mai facile, affrontare il tema della morte visto che i nostri cari estinti nel momento del decesso non muoiono quasi mai; se ne vanno, si spengono all'improvviso, ci lasciano nel nostro dolore, salgono in cielo, si presentano al creatore ma difficilmente “tirano le cuoia” tra le miserie terrene in cui hanno vissuto. Della morte è sparita la falce, ma il tabù di essa aleggia ancora tra noi: al limite dell'“innominabile”.

E invece la morte non è solo la cessazione di tutte le funzioni biologiche o la soglia di un'aldilà che temiamo per le tante rappresentazioni date: ma ha un significato molto più profondo che ha a che fare con la felicità. Nel perire quindi c'è un aspetto che riguarda questo stato d'animo: quella di colui che abbandona il mondo terreno a fronte di chi, “rimanendo”, piange e soffre. 

Senza entrare nell'equazione Eros e Thanatos, la felicità ha a che fare con “una morte”: se non è quella fisica materiale del corpo, è quella più mentale in cui possiamo stare bene. La ricerca della felicità non ha un tempo quindi, uno spazio o un luogo, e come l'anima che si libera del peso del corpo può vagare in eterno e sopravvivere ai più tombali e nefasti dei matrimoni, come per la vicenda da noi raccontata. 

E forse è proprio questo in realtà che ci spaventa: il pensare che in un mondo  parallelo al nostro, possano esserci entità che si godano la morte all'infinito, mentre noi quotidianamente patiamo la vita. Il vero orrore di cui dovremmo aver paura è quello per noi stessi, laddove non sappiamo gioire della nostra esistenza. 

Ecco perchè “La sposa cadavere”, vittima di una violenza subita, è soprattutto una “defunta felice”: perché nonostante qualcuno abbia provato a togliergliela, non smetterà mai di cercare la gioia che insegue: a costo di ritornare “nel piano di sopra” e dover ammettere a se stessa, che la felicità comporta  rinuncia, sofferenza e sacrificio umani. 

Quel dolore necessario che ci spinge a stare bene e a trovare l'Amore anche in ciò che chiamiamo “macabro”. 

Esattamente come riesce a fare Emily.